TOTO’ GENOVESE A 360 GRADI
Un buon modo per conoscere meglio il pezzo da novanta del mercato della Pallacanestro Viola.
La penna di Beppe De Carli da Treviglio ha intercettato l’ala forte del team reggino tra passato, presente e futuro.
In questo inizio di agosto, abbiamo fatto due chiacchiere con Genovese Salvatore # 11, ala che da pochi giorni ha firmato per la Viola Reggio Calabria, ma che tutti ricordano anche a Treviglio nella stagione 2016-2017. Ne è uscito un mix tra i copiosi ricordi del passato e la conferma di essere al cospetto di un ragazzo molto appassionato del suo lavoro, un generoso che fa della cultura del sacrificio la sua arma migliore (oltre ad un clamoroso e letale colpo dalla lunga distanza) che saprà stupire anche in riva allo Stretto dopo aver lasciato un ottimo ricordo con ogni maglia indossata.
V Ciao Salvatore! Grazie di aver risposto al nostro invito per parlare un po’ di basket nell’estate post covid. Salvatore, prima di tutto possiamo chiederti il motivo del tuo soprannome “Totò”?
S Fu in occasione del mio passaggio a Varese. Arrivavo dalla Sicilia, non ricordo chi iniziato a chiamarmi così ma di fatto si tratta di un diminutivo di Salvatore o Antonio e poi è un soprannome simpatico e a me piace.
V Parliamo della tua nuova destinazione. Dopo tante esperienze in giro per l’Italia ecco l’occasione per un siciliano di approdare al PalaPentimele. Abbiamo letto che sulla scelta ha influito la presenza di coach Domenico Bolignano con cui hai già lavorato in passato.
S Si, con Domenico la conoscenza è di lunga data. Lo incontrai il primo anno a Messina, come allenatore del settore giovanile. Era il 2002: lui arrivava già dalla “scuola Viola”. Furono anni che mi misero a contatto con le serie maggiori (primo anno in A2 raggiungemmo la finale dei play off contro Teramo con coach Perdichizzi). Abbiamo sempre tenuto i contatti negli anni, per motivi professionali ed anche perché ormai è un amico. Dopo Messina tornò a Reggio ma ebbi modo di incontrarlo anche da avversario (negli ultimi tre anni lui allenava Valsesia e ho avuto modo di incrociarlo più volte in maglia Fiorentina). Quando mi hanno proposto Reggio, sapendo che c’era Domenico, non ho esitato un attimo ad accettare.
V Tornando indietro di qualche mese, quando eri tesserato per Giulianova, hai vissuto come tutti noi il momento più drammatico della nostra storia con lo scoppio della pandemia. Come hai affrontato quei giorni drammatici?
S Inizialmente ho un po’ sottovalutato il problema soprattutto perché ho avuto la fortuna di abitare un po’ isolato vicino al mare e con uno spazio importante anche per allenarmi. Poi con il passare del tempo ho capito che la cosa stava prendendo una brutta piega, soprattutto perché papà e mamma hanno avuto problemi di salute ed io, così distante da Erice, non avevo la possibilità di raggiungerli per via del lock down.
V In quei momenti lo sport passa in secondo piano. Hai pensato che tutto sarebbe passato velocemente?
S Francamente non sapevo cosa pensare, purtroppo per un atleta più il tempo passava e più aumentava la preoccupazione per il lungo fermo agonistico che rischia di portare ulteriori problemi nel momento della ripresa.
V Ora che il peggio, sembra, passato con quali aspettative affronti la nuova stagione?
S Guarda, spero si inizi il più presto possibile (ndr: ieri è stato formalizzata la data di inizio campionato, prevista per il 15 novembre). Avremo sicuramente bisogno di una preparazione più lunga rispetto al passato. Spero che le Società, nella loro organizzazione, siano in grado di valutare questa necessità, compatibilmente con gli equilibri e le risorse economiche a disposizione. Pur nella parsimoniosità che deve guidare le Società, sarà necessario pianificare con molta attenzione questo aspetto, essenziale per una buona preparazione atletica.
V Ritieni che le recenti misure economiche in merito all’inquadramento salariale degli atleti di A2 e B possa comunque permettere al movimento di crescere o prevedi un ridimensionamento di tutto il settore semi-professionistico?
S Ho letto della riforma dello sport avviata dal Ministro Spadafora. Da una recente ricerca effettuata dalla Giba abbiamo avuto la conferma che è diffusa, più di quanto si possa pensare, la figura dell’atleta-lavoratore. Se ne deduce che diventa delicato il tema della sostenibilità degli impegni finanziari richiesti per far fronte a questa figura, ma è evidente che bisogna trovare dei correttivi per non gravare sulle Società, attivando per esempio dei meccanismi fiscali che oggi sono fini a sé stessi e senza ritorni.
V Ripercorriamo un po’ la tua carriera. Lasciata la tua Erice hai iniziato a viaggiare, prima in Sicilia e poi, con un grande salto, ti sei trasferito nella grande (cestisticamente) Varese. Come fu quell’impatto?
S Impatto non facile, soprattutto nei primi mesi. A livello di prima squadra, dove venivo aggregato, vivevo gare e trasferte con autentici “giganti” come Meneghin, Galanda o De Pol. A Messina avevo già assaggiato le atmosfere della Serie A ma entrare a Masnago, un vero Tempio del basket, ti lascia il segno. Ancora oggi mi vengono i brividi e mi da un orgoglio incredibile pensando a quegli anni speciali, che mi hanno formato. Giocavo per vincere nelle giovanili ed assorbivo dai campioni. Questa esperienza mi diede tantissimo per vivere poi la mia carriera. Di quel periodo ricordo coach Tarcisio Vagli, che oggi non c’è più, con il quale ebbi subito un forte scontro ma che servì poi a cementare un rapporto che decollò con reciproca soddisfazione pochi giorni dopo durante un derby giovanile che mi vide fare una bellissima partita.
V Da lì hai poi proseguito in un grande viaggio nella Penisola vestendo le maglie della Fortitudo Bologna, Cremona, Rieti, Scauri, Roseto, Montichiari, Golfo Piombino, Orzinuovi. Quale di queste piazze ricordi con maggiore piacere?
S Ti posso raccontare un ricordo per ogni piazza conosciuta. Varese mi aveva dato credibilità nell’ambiente e così mi ritrovai alla Fortudo, altra piazza storica, in A Dilettanti. I miei compagni erano Lamma, Malaventura, Cittadini, Borra, Montano, Micevic, Gigena e coach Finelli. Purtroppo alla fine i problemi finanziari fecero naufrare un progetto ambiziosissimo. Qui entrò in gioco la sfortuna: in extremis trovai una collocazione a Molfetta ma la stagione fu un po’ in chiaro scuro. Volevo tornare fortemente in serie A ed arrivò la chiamata della Vanoli Cremona ma anche lì, senza mie colpe, mi ritrovai dalla parte della sfortuna, ancora oggi faccio fatica a capire cosa sia successo. Quindi dopo circa un mese sono ritornato a Varese con coach Recalcati dove fui aggregato alla prima squadra, potendomi così allenare in un ambiente che conoscevo bene. Il passaggio a Rieti, altra piazza di basket, mi riportò su un livello di prestazioni che aiutò la squadra a fare un ottimo campionato. Le successive esperienze a Scauri, culminata con la semifinale play off per l’A2 contro Bari e Roseto nel primo anno di A2 in due gironi mi diedero nuovi stimoli. In particolare in Abruzzo ricordo una grande partita contro Treviglio dove ribaltammo il risultato grazie ad una mia super prestazione! Purtroppo quell’anno a fine stagione subii un infortunio al polpaccio (strappo) e quando rientrai la corsa ai play off era compromessa. A Montichiari trovai uno squadrone con il quale vincemmo la Coppa Italia di categoria ed arrivammo in finale di play off per l’A2 proprio contro la Fortitudo Bologna di coach Boniciolli. A Piombino disputai un bel campionato di B in un girone veramente tosto, poi per motivi familiari, mi sono trasferito nell’ambiziosa Orzinuovi per un finale di stagione che mi ha visto protagonista nelle finali di coppa e nei play off.
V Poi nel 2016 l’approdo a Treviglio, una Società che nel panorama cestistico italiano da tempo si è ritagliata una spazio importante. In quel periodo nacque anche tua figlia Sofia Maria che ti ha portato in dono la paternità, un motivo in più per tenere nel cuore questa città.
S Quando mi chiamarono per venire a Treviglio non ci pensai un attimo. Sapevo si trattava di una Società seria, con un progetto che valorizzava i giovani e con Adriano (ndr: coach Vertemati) tra i top dei tecnici giovani. Mi sono divertito tantissimo in quella stagione pur non avendo un minutaggio importante sopratutto nei primi due quarti di partita. Sapevo quale era il mio ruolo e che sarei stato chiamato in causa nei momenti clou delle partite. E così è stato.
V Un ricordo di una partita in maglia Remer che ti è rimasto particolarmente impresso?
S Non me ne vogliano i tifosi reggini, ma la partita contro la Viola al Pentimele fu la più importante personalmente, soprattutto dal punto di vista balistico. Poi purtroppo non vincemmo il match, nell’azione decisiva Tommy (Marino) preferì attaccare il ferro piuttosto che passarmi la palla per un tiro da tre: quella sera ero on fire e forse quell’ultimo tiro sarebbe entrato.
V I tifosi di Treviglio ti ricordano ancora (e non solo) per un gesto inusuale. A Trieste, al termine della gara 3 di play off, raggiungesti il gruppo di trevigliesi presenti all’Alma Arena per salutarli. Fu un gesto bellissimo e tutti lo ricordano ancora, a conferma che lasciasti un ottimo ricordo. Sempre positivo e sorridente, direi quasi solare e questo in campo e nello spogliatoio conta molto.
S La serie contro Trieste fu entusiasmante. Nell’ultima gara mi sembrò naturale andare a ringraziare i tifosi trevigliesi, che hanno sempre sostenuto la squadra. Quell’anno aveva portato mia figlia ed una stagione bellissima, mi sembrò il minimo fare quel gesto che poi, successivamente, rappresentò un virtuale addio. Treviglio è una città in cui torneri volentieri e … chissà, magari un domani…
V Poi, dopo Treviglio, nuovamente in viaggio nel “pianeta B” con importanti esperienze a Firenze, una nuova presenza in A2 a Udine, infine nuovamente a Firenze, Lucca e, come detto all’inizio, Giulianova.
S Si, sono state annate importanti sia a Firenze ma soprattutto a Udine, un’altra Società in cui accettai subito il trasferimento, visto l’importanza della piazza che ha sempre organizzato grandi progetti.
V E ora una nuova piazza di prestigio, Reggio Calabria.
S Beh, Reggio è una Società di riferimento per tutto il movimento del basket del Sud. Venire a giocare sullo Stretto e calcare il parquet del Pentimele mi mette tanta voglia di far bene per riportare entusiasmo in una piazza che da decenni vive di basket.
V Tornando ai ricorsi storici, qualcosa di particolare lega Treviglio e Reggio Calabria. A parte i recenti trascorsi di giocatori che hanno vestito entrambe le maglie (ricordo velocemente Roberts, Packer, Caroti, Baldassarre, Fabi) o di dirigenti (Raffaele Monastero) da qualche anno anche la figura di Domenico Durante, storico supporter e cronista di entrambe le squadre, ha contribuito ad una sorta di “gemellaggio” tra le due città. Ora in questo elenco mettiamo anche Tot Genovese…
S Esatto. So di questo legame particolare e di questo filo sottile che lega i due movimenti e questo mi fa molto piacere.
V Parlando di futuro, ti vedi ancora protagonista nel basket? Sappiamo che ti piace lavorare con i ragazzi partecipando ai camp estivi. E’ questa la tua prossima strada, una volta appese le scarpette al chiodo?
S Francamente non ho ancora pensato al dopo carriera (ride) anche se da tempo mi occupo di insegnare basket ai ragazzi, soprattutto nell’attività dei camp. Se devo vedermi in un prossimo futuro, mi piacerebbe lavorare di più con i giovani che con i senior, anche perché la carriera di coach nelle prime squadre è molto aleatoria e troppo legata ai risultati che alla crescita dei giovani, salvo rare eccezioni.
V Salvatore, al termine di questa intervista, vuoi salutare i tuoi nuovi tifosi che aspettano di tornare a sostenere questa storica Società?
S Come dicevo, non vedo l’ora di tornare in campo e far vedere quello che Totò Genovese è in grado di dare. Il progetto è importante, la piazza non ha bisogno di presentazioni, la tifoseria è calda ed appassionata. Quindi abbiamo tutti gli elementi per fare bene e riportare entusiasmo.
V Salvatore, ti ringraziamo per la disponibilità, che ci ha confermato la tua simpatia e semplicità. Un in bocca al lupo per il tuo proseguimento di carriera e a presto!