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TONINO, IL MAESTRO DEL PASSING GAME, LA LETTERA DI ENRICO CAMPANA

L’omaggio del maestro del giornalismo cestistico tricolore al grande Paròn

di Enrico Campana

Il nostro Paron aveva una cultura vorace, per lui era come uno sprone che sedava i cattivi umori, temendo lo strisciante dimeticatoio,uno dei problemi della vecchiaia che avanza in questo paese come il debito pubblico. Perciò alle sue telefonate di sfogo, più che di rabbia per l’isolamento, usavo il latino latinorum, quei che piace al Signore del palazzo, per chiudere il discorso. Lamia frase era sempre questa, un mantra: “ad maiora sempre si migliora… pausa poi il gran finale: Morituri te salutant, che non era un presagio, ma il motto forzatamente scherzoso col quale i gladiatori rivolgevano al Cesare di turno il saluto per esorcizzare la paura. Da parte sua chiudeva la telefonata con un “tasi mona”, toccandosi le sue due palle di ferro.

Conosco Tonino, perchè non ha ancora metabolizzato che se ne sia andato così, dimenticato, per alcuni alcuni un imperituro brontolone mentre era il suo modo per comunicare.

Negli ultimi 10 anni ha aspettato una telefonata che non è mai arrivata , fosse pure la squadra del dopolavoro ferrrovieri di Vattelapesca. No, non è mai arrivata da quel suo fortunato ritorno in campo come” senior coach” al fianco di Matteo Bonicciolli prima ad Avellino e poi alla Virtus sabattiniana del 2009 finale di coppa Italia e quasi scudetto con arbitraggio fedifrago ma unica coppa europea vinta nel decennio che aveva armi illustri (Langford, venduto per far cassa Boykins e altri Usa che oggi sarebbero star vere rispetto ai globetrattorini, per demolire lameta- plutocrazia senese. Ma purtroppo nel dopo Virtus porelliano ne era un feudo. Più che un alleato. Lontana dallo schema mentale dell’avvocato e di Alfredo Cazzola che rimane l’ultimo grande presidente, idem come presidente di Lega, il quale non aveva bisogno di un general manager di facciata, non aveva la presunzione di farlo lui direttamente, ma aveva un rapporto stretto col suo allenatore che guarda caso ha sempre vinto quando ha avuto il presidente ad hoc.

Non so se Tonino, nato per lo sport come portiere di calcio prima di essere folgorato dalla palla a spichci ci abbia lasciato con rabbia, non credo; il suo sangue pugliese ripulito col fare spiccio e prodigo dei veneti, era sempre in ebollizione e credo, citandoil signore de Lapalisse che diceva che 5 minuti prima di andarsene era ancora vivo. E Tonino per noi lo è ancora.

Per cui raccolta, la forza per ricordarlo come avrebbe voluto, compito ingrato, non ho scordato il mio idolo quando dodicenne mi mettevo al suo servizio come ball-boy quando arrivava alla palestra dei Pompieri di via XV aprile due ore prima della gara per riscaldarsi. Un rituale che gli permise di essere il primo degli 11 capocanonieri del campionato con le insegne di Varese, a quel tempo Ignis. Era insomma un americano in prestito nel campionato italiano che non aveva ancora lo straniero. Smise che non aveva ancora 30 anni, ma intanto diventò il match-winner del primo scudetto del 61 di coach Garbosi che segnò la rivolta della nascene ricca provincia italiana contro il tema milano-bologna che oggi si ripropone in altri panni. Purtroppo un ritorno al passato di 50 anni e il posto del suo verbo,il passing game, il vortice magico che ha portato momenti di felicità e di bel gioco nel suo tour italiano, è stato sopraffatto dal mortificante “pick and roll”, un dialogo a due o tre. Una gerarchia che lo sport, spece questo gioco alato, non può tollerare.

Nel nostro piccolo, il cenacolo di BasketVISION “Sportculture” che nasce con un gruppo di soci (non azionisti) gli dedicherà domani una pagina-manifesto col racconto delle persone con le quali ha lavorato. Come Gaetano Gebbia, il suo allievo intelligente di Reggio Calabria, a sua volta inimitabile scrittore, che radunò mezzo mondo per presentare il Libro di Tonino dal titolo omerico, nel segno del fato, “La mia Itaca”, stamapato da Basketcoach di Enrico Petrucci e ancora acquistabile sui social. L’occasione mi permise di stare con lui due giorni pieni. E al quale seguì pochi giorni dopo una presentazione bis di Pavia, nell’aula magna dell’università, dove fra i presenti c’era anche l’amico-rivale Sandro Gamba per ricordare la bella stagione dei tempi di Oscar e la gestione importante, con marchi importanti, Fernet Tonic e Annallella sua presidentessa Barbara Bandiera, la prima lady autorevole ad entrare nel consiglio di Lega. #toninozorzi #ilgrandemaestro

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