NEL RICORDO DI MASSIMO MAZZETTO,CON UN “DONO” IN PIU’
Massimo Mazzetto era un ragazzo straordinario, aveva 21 anni ed era un talento assoluto della Viola e della pallacanestro italiana.
La sera del 17 Giugno 1986 Massimo aveva fretta di tornare a casa in via Reggio Campi, per vedere Italia-Francia dei Mondiali di calcio ’86.
A casa non ci arrivò mai.
Per evitare un autobus che arrivava in direzione contraria fece un salto su un muretto senza ringhiera ma perse l’equilibrio e cadde tragicamente da un’altezza di circa nove metri. Morì il giorno successivo.
Oltre al centro sportivo Viola, da anni intitolato a lui, oggi la via di Reggio Calabria in cui Massimo perse la vita è per sempre “Salita Massimo Mazzetto“ e questa mattina una delegazione tutta in nero-arancio,informalmente, con Coach Bolignano alla guida è andata a salutare lo straordinario numero 14.
Alle ore 18,invece,l’Area Waterfront del Lungomare Falcomatà potrà,finalmente, accogliere “Il Dono”, straorinaria opera commissionata dal Comitato Massimo Mazzetto, grazie all’energia del fratello Andrea,Michela Pagnin e Coach Gaetano Gebbia.
Una statua straordinaria creata dall’artista Katrin Pujia che verrà presentata davanti alle autorità cittadine ed a significative presenze.
La realizzazione del monumento, promossa dal Comitato con il supporto del Comune di Reggio Calabria, è stata possibile grazie ad i partner che hanno contribuito alla raccolta fondi: Confindustria Reggio Calabria, Fip Calabria, i Rotary Club di Reggio Calabria, la società sportiva LuMaKa, la Nazionale juniores “I giuguari”, la Pallacanestro Viola, Petrarca Padova, il Torneo Mazzetto, l’Associazione Viola Inside e gli amici di Massimo.
Questo è un estratto di una sua lettera che esprime al meglio la straordinarietà di Massimo:
“…poi c’è un valore non facile da spiegare, che non riesco a capire se sia una cosa genetica o se sia un insieme di tutti i valori in cui credo: il rispetto, l’amore, la gioia per la mia attività. Io amo quando gioco, mi diverto, rispetto chi ho davanti, arrivo ad essere amico dell’avversario, avendone, però, la convinzione di batterlo; certe volte penso di essere drogato di basket, ma i drogati non amano quello che fanno. Forse è il mio modo di vivere, è il mio stile, è la mia vita.”