L’Indagine sui giovani:Il primo calabrese a volar via,parla Luca Laganà

Tanti stranieri, troppi stranieri in certi campionati dove, riconoscere un Italiano sembra davvero difficile.Sono passati i tempi di Caldwell e Hughes, di Volkov e Garrett.Pochissimi italiani sul campo e movimento nazionale che ne risente.
Il Calabria, la situazione non è certo migliore.Si ricorre alla scelta di atleti stranieri per vincere i campionati, a grossi veterani provenienti da fuori ed anche a giovani dei principali settori giovanili della penisola per rafforzare le formazioni nostrane.
Mandare i nostri talenti migliori fuori? Se lo chiedono in tanti.Dirigenti,genitori,gli atleti stessi.E’ chiaro che la differenza vista ogni anno al Trofeo delle Regioni ed ai Tornei Giovanili è evidenziata anno dopo anno.
Nelle altre regioni ci sono ragazzi più forti ed alti, più strutturati fisicamente in primis, tecnicamente in secundis.
Oggi parliamo con uno dei precursori dell'”Addio alla Calabria”.Per diventare un Professionista ha dovuto lasciare casa e famiglia e trasferirsi prima a Reggio Emilia per poi decollare in Lega Due con Imola.

r:Cosa si può fare per arrivare un domani al livello delle altre regioni?
r.Investire, investire e ancora investire. La Viola e la Vis con le loro sinergie hanno iniziato a percorrere la via giusta, ma ancora non basta. Si deve iniziare a lavorare dal minibasket, seguire l’atleta in ogni passo della crescita cestistica, solo in questo modo colmeremo il gap fisico e tecnico con le altre regioni.
Lo scudetto ’95 dei cadetti della Viola è stato solamente un caso isolato?
r:No. Assolutamente no. Quella Viola era una fornace di talenti. Gaetano è un grande allenatore e con i giovani ci sa fare, ma soprattutto è stato possibile arrivare fino allo scudetto grazie alla struttura che c’era dietro.
Da giocatore rifaresti la scelta di andare fuori a giocare?
r:Per me è stata obbligatoria se volevo giocare da professionista, a Reggio e in Calabria non ho mai avuto un confronto alla pari e per crescere e migliorare non basta fare individuali e così ho scelto di andare a Reggio Emilia, ma c’è da tenere in considerazione anche il contesto che è molto diverso da quello di adesso, era l’anno della “scomparsa” della Viola, l’anno della crisi generale, vagavo nel nulla. Ora inizia a cambiare la suonata… Ovviamente si. Ci sono parecchi “talentini” che non hanno la possibilità di sbocciare perchè ancora si continua a investire e a lavorare poco sul settore giovanile. La passione deve essere alla base di tutto. Lavorando con ragazzi e non con persone adulte e mature ci deve essere molta pazienza sia per quanto riguarda i risultati, che non arrivano mai in tempi brevi, sia per le “capacità” di recepire e trasformare le informazioni che un allenatore vuole trasferire ai suoi giocatori.

 

Lo speciale di Giovanni Mafrici per Reggioacanestro

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