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LE RADICI DI GERMAN SCARONE

Italia ed Argentina nel racconto Rai dell’ex play della Viola Reggio Calabria

Un sogno averlo in squadra.

Nella stagione 2004-05, la Viola in cerca di una riscossa firmò il play argentino German Scarone. Talento puro da affiancare ad un poster dove spiccavano le presenze di Larranaga, Casey Shaw, Mazzarino e l’americano Charles Gaines.

L’epilogo di quella stagione non fu positivo. Le lacrime del “Paron” Zorzi a Livorno contro i toscani di De Raffaele e la tanta sfortuna per non essere riusciti a raddrizzare, clamorosamente, una stagione che appariva persa.

La storia gli rende onore: German è entrato nella storia del Club tra i tantissimi argentini che hanno portato in alto il nome della Viola da Sconochini a Rifatti, da Palladino a Ginobili, da Montecchia all’attuale capitano, Agus Fabi.

E oggi?

Il programma RADICI, l’altra faccia dell’immigrazione – una produzione di Bottega Video di Rimini – dedica la puntata in onda su Rai Tre domenica alle 13 all’Argentina e a German Scarone.

german scarone radici

le riprese

German Scarone è il Diego Maradona del basket italiano. Come il pibe de oro è nato in un quartiere della periferia povera di Buenos Aires, ha giocato nel Boca Junior, la squadra più popolare della capitale argentina e poi è venuto in Italia per giocare in diverse squadre di serie A, fra cui Rimini, Pesaro e Montecatini. Ha collezionato anche 39 presenze nella nazionale italiana. Una carriera brillante. Ma a 15 anni, quando è arrivato in Italia insieme ad altri giocatori, ben pochi credevano in lui. German però ce l’ha messa tutta: la tenacia ereditata dai suoi avi lo ha portato al successo. Dopo i primi test è rientrato in Argentina, ma è arrivato il primo contratto e così è tornato nel Bel Paese, a giocare.

Da Rimini German, 41 anni, torna a Buenos Aires con Davide Demichelis, non solo per ritrovare la sua famiglia (la nonna con cui è cresciuto, gli zii, gli amici ed i compagni di basket) ma anche per mettersi sulle tracce dei suoi avi. I trisnonni di German, italiani emigrati in argentina a fine ‘800, avevano seguito alcune tappe obbligate, per i migranti: lo sbarco a Porto Madeiro, dove fra il 1876 e il 1976 sono approdati 3 milioni di nostri connazionali; la sosta all’Hotel des Inmigrantes, dove il governo argentino garantiva almeno cinque giorni di ospitalità gratuita, e quindi i villaggi della Pampa fra fattorie, gauchos e stazioni ferroviarie, dove hanno lavorato per generazioni.

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