Kareem contro Trump:La Nba ha messo avanti la salute dei propri cittadini,l’amministrazione Usa non può dire di aver fatto lo stesso.
Dal campo all’opinione pubblica, mondiale, con razionalità, spirito positivo e voglia di guardare avanti.
Il mito Kareem Abdul-Jabbar, nato Ferdinand Lewis Alcindor jr., oggi ha 73 anni ma è più lucido che mai.
Alto 218 centimetri, giocava come centro ed è famoso in tutto il mondo per il suo gancio cielo che ha fatto jnnamorare generazioni e generazioni.
Con 38 387 punti è il primo realizzatore nella storia della NBA, ed è considerato uno dei migliori giocatori della storia di questo sport
Un mito dei Los Angeles Lakers, prima di Magic Johnson, prima del compianto Kobe ed ovviamente prima del mostro sacro del basket odierno, Lebron Jams.
Distintosi già nel periodo universitario, tanto da essere stato la prima scelta al draft del 1969, si mise subito in evidenza per le qualità di marcatore, imponendo le sue doti fisiche e tecniche. Nel 1971 cambiò il nome in seguito alla conversione all’Islam.
Oggi, In un lungo editoriale scritto sul Guardian, Jabbar sottolinea come la scelta di sospendere la regular season sia non solo giusta, ma anche un segnale che l’amministrazione USA dovrebbe cogliere: “Hanno messo i soldi da parte per pensare alla salute pubblica, Trump non può di certo dire lo stesso
“Perché sospendere la regular season NBA è un glorioso atto di patriottismo”. Un articolo intenso, in cui spiegare agli americani (e non solo) le ragioni per cui la scelta delle leghe sportive private degli Stati Uniti sia innovativa e ben più lungimirante delle politiche portate avanti dal governo federale in queste ultime settimane. Il coronavirus è un problema serio e la NBA sembra averlo capito (a sue spese) prima degli altri. “Quello che fa la differenza nell’azione intrapresa dalla NBA e nelle altre leghe professionistiche – si legge nell’articolo – è che la loro è stata una scelta volontaria, senza alcun tipo di coercizione da parte del governo federale. Avrebbero potuto proseguire – come stanno facendo le autorità – facendo finta di non vedere e spillando ogni dollaro possibile al proprio pubblico prima di chiudere in maniera obbligatoria le porte delle arene. Invece la NBA ha scelto di mettere la salute della popolazione prima dei propri interessi economici, una cosa che l’amministrazione Trump non può dire di aver fatto fino a questo momento. Sono diventati un modello da seguire dando l’esempio, a differenza del presidente degli Stati Uniti che soltanto qualche giorno fa, contravvenendo a ogni indicazione, continuava a stringere mani alla folla e a negare l’evidenza”.
L’attacco del 33 del Lakers è duro: “Lo sport professionistico è uno di quei business consapevoli di dover dare l’esempio nel momento in cui mancano figure di riferimento a livello federale. Ricordate che per risparmiare l’attuale amministrazione ha deciso di chiudere la squadra di esperti contro le pandemie che nel 2014 è riuscita a contenere il diffondersi dell’ebola. Trump è quello che poche ore fa ripeteva che il coronavirus è soltanto un’influenza che avrebbe causato nella peggiore delle ipotesi poche decine di migliaia di morti. Il Covid-19 in realtà è dieci volte più letale perché non abbiamo vaccini, né cure specifiche per contenerne i sintomi. Peggio ancora poi l’idea che negli USA ci siano pochi casi, senza tenere conto del fatto che sono stati effettuati soltanto 4.384 tamponi su una popolazione di 360 milioni di abitanti. Bugie e mancanze che peseranno non poco sulla salute delle persone, dovremmo invece prendere esempio dalle altre nazioni che hanno drasticamente cambiato i loro comportamenti per arginare l’epidemia. Per questo dico grazie alla NBA, alla NCAA, alla NHL, alla MLB e a tutte le organizzazioni che hanno deciso di pensare al benessere degli Stati Uniti e non al loro portafoglio. Non avrei mai immaginato di vedere il giorno in cui i grandi investitori si sarebbero comportati in modo molto più patriottico dell’amministrazione presidenziale degli USA”.