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FIP:SI RITORNA AL “CARTELLINO” O SI MUORE?

Sempre meno squadre, sempre meno appassionati, numeri ridotti all’osso in chiave nazionale e regionale. I “Parametri” Nas, hanno realmente distrutto un movimento che rischia l’estinzione? Da Reggio Calabria arrivano delle importanti riflessioni.

In che epoca siamo? Pre-post o durante il Covid. Probabilmente, in attesa di un vaccino risolutivo in chiave mondiale, scendere in campo non è un qualcosa esente da rischi e, francamente, quanti genitori sono veramente disposti nel vedere assembramenti in post basso o in una marcatura a uomo a tutto campo.

Il basket è uno sport di contatto è come tale, mai potrà essere uno sport “distanziato”.

Detto questo, quel che ci si aspettava, francamente, era una bella riforma del basket.

La lunga attesa, le dirette sulle più svariate piattaforme da Zoom a StreamYard, interviste su intervista ma, probabilmente, eccezion fatta per i positivi passi in avanti nei contributi d’incentivo post Covid e qualche altra lieta agevolazione (la bozza sul Credito d’Imposta sembra una legge creata per il Calcio ed appare lontana anni luce dalle società di basket dalla B in giù).

In sintesi, aveva ragione Lucio Laganà, Dirigente Generale della Lumaka Reggio Calabria che in data 4 aprile 2020 dichiarava ai nostri microfoni:

“Mi aspetterei qualcosa di nuovo e di diverso ma credo che la minestra sarà sempre la solita con il vertice che penserà principalmente alla punta del movimento e non alla base proseguendo la strada percorsa negli ultimi anni. Abbiamo molto da imparare da altre federazioni che si sono mosse negli anni molto meglio della FIP anche se i numeri ancora sono dalla nostra parte mantenendoci al secondo posto tra gli sport nazionali, ma per quanto tempo ancora? Necessario che i vertici federali riflettano molto sul momento e che diano risposte importanti a tutto il movimento ormai desideroso di cambiamenti importanti.”

 

Il motivo e le proposte, anno dopo anno stanno diventando vintage come un pezzo di Bon Jovi di inizio millennio.

Un ritorno al “cartellino” che manca tantissimo agli amanti del basket del millennio precedente.

 

“Qualcuno ci dice utilizzateli: già li utilizziamo per il settore giovanile.

I parametri Nas sono 600 mila euro circa: a chi dovremmo restituirli? Alle società?

Sono soldi che promuovono chi fa settore giovanile – sono queste le risposte a mezzo stampa rilasciate dalla Fip centrale che oggi, si ritrova più che mai indebolita”.

La Fip nazionale, appunto, avrebbe risposto così all’illuminante relazione del reggino Genovese, ingegnere e studioso dal dna cestistoco.

Vi consigliamo un’attenta lettura alla relazione, anche perchè, nei contenuti in questione, che proviamo a divulgare da anni ed anni, anzi dall’introduzione dei parametri stessi troverete il perchè del calo drastico dei numeri del basket nazionale e regionale.

Lo sapete che servono poco meno di trentamila euro per acquistare un titolo di Serie B?

A che servirebbe, dunque, tentare la scalata partendo da zero nel sogno del basket tricolore?

Non vi stupite se la serie C è sparita dalla Calabria.

Se le società calabresi sono solamente 42.

Chi è rimasto in scena è rimasto in chiave eroica.

Chi continua l’attività da tanti anni, lavora solo sul basket giovanile perché nel basket senior ha preso troppe “bastonate”.

“Bisogna capire che senza le Minors le categorie maggiori non possono crescere – scrive la relazione che vi consigliamo di leggere. Un sistema che non ha un radicato movimento sul territorio è destinato a scomparire. È inutile avere un prodotto se hai distrutto la base che lo acquistava”.

Buona lettura 

La relazione

Il basket italiano ai tempi del Covid-19

Lettera aperta

La pandemia da Coronavirus sta colpendo duramente l’economia nazionale, molti settori hanno subito e subiranno gravi perdite. Tra questi figura sicuramente il comparto sportivo che si è trovato di colpo a dover bloccare tutte le attività. Le società sportive non differiscono dalle altre attività economiche ed allora ci tocca considerare che sarà necessario fare qualcosa per risollevare economicamente il movimento: Basketbound? Direi che questo non compete agli organi sportivi, quindi, cosa si può fare?

Con gli amici ci siamo messi a chiacchierare su possibili cambiamenti, gli argomenti trattati sono stati svariati e interessanti. Prima di andare avanti preciso che siamo tutti appassionati di basket con diversi ruoli, chi giocatore, chi allenatore, chi dirigente di squadre locali (regionali e interregionali al più), quindi potremmo esserci persi qualche dettaglio nei meccanismi federali. Se così fosse, mi scuso in anticipo e ringrazio chi correggendomi contribuirà alla discussione.

Fatto sta che è risultato all’occhio di tutti che il movimento da anni soffre di una crisi che ha impattato notevolmente le categorie minori, le Minors. Ovvero, le categorie con dimensione prettamente provinciale/regionale da noi frequentate e piano piano ha iniziato a colpire anche le categorie superiori (Lega SerieA2, Serie B). Ne è la prova la riduzione del numero di categorie (serie) e la riforma dei campionati di serie C che ha visto la creazione di campionati Gold e Silver. Piccolo inciso su quest’ultima follia, a mio parere, che ha reso impossibile comprendere l’ordine dei campionati a persone non appassionate o che si son perse il basket degli ultimi 10-15 anni. Quando mi domandano la suddivisione dei campionati di Basket per confrontarli con altri sport, trovo davvero difficile spiegare il meccanismo di promozione-retrocessione messo in atto tra due categorie diverse, regole diverse, ma con promozione entrambe in serie B. Gli stessi perdono immediatamente il piccolo interesse dimostrato verso il Basket e torniamo a parlare di altro (Calcio, Tennis, Pallavolo…).

Per dare una visione più organica della questione, il presente documento è stato suddiviso nei seguenti paragrafi: analisi storica; criticità; proposte; scuole e conclusioni.

IL movimento dal 2008 ad oggi

Per parlare del presente spesso è utile fare un’analisi del passato, più o meno recente. Perciò ci siamo domandati: “quand’è che queste categorie hanno iniziato a soffrire?”. Con una breve analisi, abbiamo identificato la crisi economica 2008-2010 come determinante all’interno di un sistema in cui era impossibile adeguare i costi al ridimensionato mercato. Ovvero, per le società è stato impossibile ridurre i costi di esercizio visto il blocco del costo dei cartellini dei giocatori imposto dalla federazione attraverso i Parametri di tesseramento. Per chi si fosse perso anche questo passaggio, a grandi linee, i Parametri di tesseramento sono una peculiarità del Basket per cui tutti gli atleti tesserati si svincolano dalla società di appartenenza all’età di 21 anni. Dal campionato successivo, e per tutti i campionati a venire, l’atleta potrà tesserarsi con qualsiasi squadra a patto che questa paghi il “parametro”, ovvero, una tassa di prestazione sportiva stagionale che dipende esclusivamente dalla categoria in cui l’atleta verrà tesserato. La società che ha svincolato l’atleta riceverà come rimborso una parte variabile del parametro versato, la restante andrà alla federazione come tesseramento. I costi sono fissi indistintamente in tutta Italia e si parte dai 300€ per la serie D ai 12.500€ per la Serie A come da tabella fornita dalla stessa FIP allegata in Figura1.

Figura 1 Comunicato Ufficiale n. 1594 del 10.05.2019 – Consiglio federale n.7 del 10 maggio 2019

Per chi volesse approfondire il discorso parametri, ho trovato interessante l’articolo proposto da Federico Fortuna che potete trovare al seguente link ( https://langolodelpress.wordpress.com/2016/02/29/basket-giovani-e-parametri-dei-giocatori/ ).

Per farla breve, ridotta la capacità di spesa delle società, azzerato il mercato della compravendita e valorizzazione dei titoli posseduti (i giocatori), da un lato è risultato praticamente impossibile ridurre le spese che la società avrebbe dovuto affrontare per sostenere i vari campionati e dall’altro è stato impossibile creare valore aggiunto attraverso la valorizzazione di un giocatore, a esempio, rivendendolo l’anno successivo. Tutto ciò con il totale disinteresse della Federazione. Da qui la scelta di molte società di “scendere” di categoria e pian piano sempre più giù fino, tristemente, all’abbandono dell’attività. A questo punto vorrei porre l’attenzione sul fenomeno in oggetto. Questo tipo di abbandono crea delle grosse ferite nell’appassionato che non solo smette di essere attivamente partecipe nel movimento ma se ne allontana del tutto abbandonando campi, spalti e programmi televisivi per lunghissimi periodi o per sempre. Indipendentemente dalla categoria, smetterà di seguire non solo il campionato regionale ma anche la LegaA con conseguente calo degli ascolti e, quindi, di introiti per il movimento. Quell’appassionato, quel gruppetto piccolo di persone che girava attorno a quella piccola realtà può sembrare ben poca cosa, ma non è così. Perché questo si ripete e si moltiplica per centinaia/migliaia di casi, come una pandemia, ed allora i numeri diventano importanti, quei numeri mettono in ginocchio l’intero sistema. Ancor di più quando lo stesso sistema non è in grado di rigenerarsi, ovvero, di far si che nuove realtà occupino i posti lasciati vuoti. Ne è dimostrazione il fatto che pochissimi campionati regionali e provinciali riescano a raggiungere il numero di 16 partecipanti trovandosi spesso, con meno di 10 squadre iscritte, a elaborare formule a dir poco fantasiose per poter disputare il numero minimo di partite e validare la stagione.

ANALISI CRITICITA’

Voi direte: “Se le persone non vogliono investire nel basket che colpa ha la federazione?”

Rispondo subito. Le colpe le ha e cercherò di spiegarlo attraverso un esempio.

Supponiamo che un imprenditore o un gruppo di persone appassionate decida di mettere su una squadra e, senza comprare titoli sportivi intossicati di debiti, decida di partire dal basso. Fondamentalmente si trova di fronte ad un bivio. Programmare la crescita societaria spendendo una montagna di soldi per i prossimi 20 anni per produrre un numero importante, inteso come mera quantità, di atleti dalle sue giovanili e crescere incassando sempre più parametri di tesseramento ma sottraendo per questi 20 anni risorse alla prima squadra. Oppure, sperare semplicemente di trovare ogni anno qualcuno (Sponsor??) che inietti soldi per alleviare il passivo e pagare i parametri dei giocatori tesserati che si rinnovano ogni anno. In entrambi casi, un sistema difficilmente sostenibile che ha visto nascere e morire moltissime società negli ultimi 15 anni, a qualsiasi latitudine nazionale e in qualsiasi categoria, questa volta Lega Serie A compresa.

SOLUZIONE PROPOSTA

A questo punto voi direte: “La soluzione? Troppo facile criticare senza dare alternative.”

Bene! Se siete riusciti a seguire fino a qui, vuol dire che siete veramente interessati.

Uscire da questo meccanismo non è così semplice forse perché il problema dei parametri ha una doppia faccia. Da un lato rende alle società meno attrezzate, o giovani, difficile ed oneroso sopravvivere. Dall’altro permette a chi ha da lungo tempo settori giovanili numerosi di incassare tanti piccoli tesseramenti che a fine anno andranno a comporre un bel gruzzolo utilizzabile per la pima squadre e per potenziare lo stesso settore giovanile. È quindi difficile che realtà così diverse trovino un accordo. Nonostante ciò, i periodi di crisi sono il miglior momento per riorganizzarsi, la stessa Federazione ha invitato le diverse parti a proporre soluzioni e noi vogliamo dare il nostro contributo.

La nostra idea è quella di abolire i parametri rimettendo il “cartellino” (so che è improprio chiamarlo così ma si capisce meglio) dell’atleta nelle mani della società che lo ha svincolato nelle esatte proporzioni previste dalla ripartizione del parametro, ovvero:

  • Per i nati dal 1978 al 1997
    • 15% alla Società che lo ha reclutato, tesserandolo per la prima volta a titolo definitivo nei termini ed i limiti previsti entro la categoria giovanile.
    • 85% alla Società che ha tesserato l’atleta a titolo definitivo, nell’annata sportiva precedente l’anno del primo svincolo.
  • Per gli atleti nati dal 1998 in poi:
    • 10% alla Società che ha reclutato, tesserandolo per la prima volta a titolo definitivo nei termini ed i limiti previsti entro la categoria giovanile.
    • 10% alla Società che ha tesserato l’atleta a titolo definitivo, nelle annate sportive successive al primo tesseramento fino al sesto anno di attività giovanile.
    • 10% alla Società che ha tesserato l’atleta a titolo definitivo, nell’annata sportiva relativa al settimo anno di attività giovanile.
    • 70% alla Società che ha tesserato l’atleta a titolo definitivo, nell’annata sportiva precedente l’anno del primo svincolo.

Per gli atleti la cui la Società non svolga attività federale giovanile indipendentemente dagli obblighi di partecipazione ovvero la Società non risulti più affiliata alla FIP, il diritto sarà trasferito alla FIP la quale potrà vendere il cartellino, per esempio attraverso asta, per il finanziamento dell’attività istituzionale federale.

Per gli atleti e le società che, in previsione di esercitare sotto regolamentazione dei parametri così come previsto ad oggi, abbiano sottoscritto contratti vincolanti di prestazioni pluriannuali, si assicura la possibilità di onorare tale contratto. Il soggetto che acquisirà la proprietà del “cartellino” dell’atleta sarà obbligato a garantire prestito oneroso secondo i valori definiti dalla tabella dei parametri ad oggi applicabili, fatta eccezione per eventuali accordi che le parti potranno prendere.

Ovviamente resterà alla FIP decidere i costi di tesseramento degli atleti per ogni campionato.

Crediamo fortemente che i settori giovanili siano di fondamentale importanza per lo sviluppo del movimento ma, allo stesso tempo, questo non può prescindere dalla liberalizzazione del mercato e valorizzazione degli asset delle società, tra cui i giocatori. Il libero mercato è quello che caratterizza le economie mondiali e non capiamo perché il basket si debba sottrarre a ciò.

Per ovviare ai minori incassi a cui la FIP sarà soggetta negli anni avvenire (non nel primo in cui potrà godere della vendita all’asta dei cartellini in suo possesso) si suggeriscono alcune riduzioni dei costi:

La nostra proposta è quella di decurtare di circa il 50% in contributo per la FIP , che a seguire dovrà ridurre costi fissi. Come?

  • Fino alla serie C regionale, nella stagione regolare, designazione arbitri della stessa città in cui si disputano incontri per ridurre costi (o comunque criterio di prossimità geografica per ridurre costi). L’idea tutta italiana che la squadra di casa possa essere avvantaggiata è quanto di più antisportivo la FIP possa prevedere perché la buona fede deve essere il punto di partenza
  • Un arbitro in promozione e campionati giovanili, under 15; 2 in serie D e C

TEMA SCUOLE

A tale proposito vorremmo affrontare brevemente la scomparsa della pallacanestro e dello sport in generale nelle scuole.

Oggi la FIP paga in maniera incredibile la scomparsa progressiva dalle scuole. Questo è un problema condiviso con le altre federazioni sportive, chi più chi meno. Perché?

Secondo noi per due motivi. Da una parte i ragazzi sono sempre più concentrati sul profitto scolastico e l’ottenimento di buoni voti, subendo spesso importanti pressioni dai genitori. Questo li porta a trascurare lo sport, elemento fondamentale per una sana crescita psicofisica dei ragazzi con gravi danni per la società moderna. Questi ragazzi soffriranno di malattie quali stress, obesità, ridotta capacità di socializzazione che lo stato si troverà ad affrontare e curare. Dall’altra, le scuole non hanno fondi per investire in palestre e strutture ed in alcuni casi, anche perché più economico e facile da allestire, attrezzano una rete di pallavolo magari agganciata su due muri anziché due canestri.

Detto ciò, vorremmo proporre che la FIP Nazionale e i diversi comitati regionali investano una buona fetta di risorse da destinare alle scuole in Italia (con criterio ponderale per regione) attraverso:

  • bandi per la ristrutturazione o creazione di nuove palestre con contributo FIP che si limita a fornire attrezzature per Basket (canestri, palloni, tabelloni elettronici, ecc.);
  • la creazione di attività FIP internamente alle scuole che supportino/integrino le attività di Educazione Fisica presenti nelle scuole. A esempio, attraverso l’aggregazione e lo spostamento delle attività scolastiche di Educazione fisica in orario pomeridiano, attraverso rientro, con ampliamento dell’orario stesso. Da tale attività potrebbero essere parzialmente esonerati gli studenti già tesserati presso Federazioni sportive.

CONCLUSIONE

In conclusione, il basket è in crisi, in crisi di appassionati che paghino i biglietti al palazzetto, che guardino le partite del campionato italiano in TV.

Dove nascono e alimentano la loro passione queste persone coinvolgendo anche parenti, amici e colleghi? Dov’è che la maggior parte di noi, mai lontanamente vicini al sentirsi campione, ha fatto i primi canestri?

Si avvicinano nelle scuole e crescono nelle Minors.

Bisogna capire che senza le Minors le categorie maggiori non possono crescere. Un sistema che non ha un radicato movimento sul territorio è destinato a scomparire. È inutile avere un prodotto se hai distrutto la base che lo acquistava.

Grazie.

Cordiali saluti,

Giacomo Genovese (supportato da un gruppo di incorreggibili appassionati)

 

 

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