ETTORE MESSINA:IL BASKET PUO’ ASPETTARE
Dalla quarantena dell’Olimpia Milano (dopo aver giocato in Eurolega contro il Real Madrid con il caso di positività al coronavirus del giocatore Thompkins, ndr) parla in diretta a Tutti convocati su Radio 24 Coach Ettore Messina.
L’ex Coach della nazionale italiana e degli Spurs,reduce da una super schiacciata home-made per sponsorizzare la raccolta fondi per la Croce Rossa è chiaro
“Pensare alle partite e al campionato ora è difficile. Il tema sarà, una volta finita la quarantena, vedere se è il caso di lasciar andare a casa i giocatori nel senso di farglielo fare nel modo più sicuro possibile, ora non è facile raggiungere le famiglie in altri paesi stranieri, ma non ci sono voli. Vedremo più avanti cosa deciderà la Federazione e l’Eurolega. Pensare di giocare in tempi brevi sembra impossibile, parliamo di un picco che deve ancora arrivare, abbiamo davanti settimane se non mesi, sport e pallacanestro possono aspettare”.
“Non per fare l’esterofilo, ma l’NBA ha deciso in una notte dopo il primo caso Gobert. Mi sembra che avessero un piano già ben definito e non si sono fatti grandi problemi, seguono un protocollo molto preciso. Però qui in Italia non possiamo lamentarci, a livello di pallacanestro abbiamo reagito con tempestività. A livello sportivo in Europa nella gestione abbiamo avuto il riflesso di quello che stava accadendo nella società civile, pensavano tutti che fosse un problema italiano quello del coronavirus, non pensavano potesse propagarsi, quindi tutti pensavano di continuare a giocare le partite, vedi cosa è successo con i tifosi dell’Atletico in Inghilterra, una cosa allucinante. Se avessero avuto più visione complessiva forse si poteva fermare un po’ prima, però a questo punto le chiacchiere sono inutili”.
E sull’ipotesi di una ripresa dei campionati e delle coppe Messina aggiunge a Tutti Convocati su Radio 24: “E’ importante sedersi a un tavolo e pensare a cosa si può fare dopo, senza ansie di ricominciare. Riprendere a porte chiuse? Mi sembra una contraddizione in termini, lo sport è un’aggregazione di persone, inutile affrettare per il gusto di riprendere. Bisogna prima che le persone riprendano presto una vita normale. Capisco ci siano preoccupazioni economiche importanti, ma conta la salute e la serenità della popolazione. Stiamo usando parole come guerra, non è che dopo la guerra riprendi come se nulla fosse, bisognerà aiutarsi l’uno con l’altro, prima di pensare di rimettersi a regime anche con lo sport. In America se ne faranno una ragione anche lì, anche se stanno affrontando tutto con molto pragmatismo”.