CHE EMOZIONE, ECCO IL DONO, LA STATUA NEL RICORDO DI MASSIMO MAZZETTO
Scopriamo insieme dalle parole dell’Artista, Katrin Pujia, “Il Dono”. Dopo la trepidante attesa, la statua per ricordare Massimo Mazzetto è realtà.
L’artista? E’ Katrin Pujia. “Il mio critico d’arte- dice dott. Christian Humouda mi ha definito l’artista dell’anima proprio perché il mio lavoro va di pari passo alla mia sfera emozionale. Trovo però sempre difficile auto definirsi o ancor di più incasellarsi in un genere o in una corrente artistica. Lascio pertanto alle mie opere il compito di definire e raccontare chi è Katrin Pujia”.
Come nasce la sua passione per l’arte? Il fuoco dell’arte è sempre stato presente dentro di me. Ricordo ancora quando da bambina sentivo nell’atelier di mio zio Giacinto l’odore dei colori a olio sulla tela e le figure un po’ Naife che vivevano di pennellate e forme. Non mi sono però mai approcciata seriamente alla pittura perché trovavo il confine spaziale donato dalla tela troppo bidimensionale per la mia visione creativa. Pertanto dall’incisione mi sono ben presto mossa verso il mondo della ceramica e del bronzo.
Si inspira a qualche artista in particolare? Sono molti gli autori di riferimento. Trovo che ogni grande artista lasci un segno indelebile negli occhi dello spettatore. Le mie linee sono state ispirate dal lavoro di Arp e di Viani, senza dimenticare il movimento Co.br.a, Moiso e molti altri. La mia ricerca però, pur abbracciandoli idealmente, mi porta verso nuove linee e contenuti. Il mio è un desiderio di sintesi concettuale che lavoro dopo lavoro inizia a vedersi con sempre maggior incisività.
Alla Statua in ricordo di Massimo Mazzetto ha dato il nome “Il Dono”, perché?
Perché conoscendo la storia di Massimo attraverso i suoi scritti sono riuscita a carpire la caratura dell’uomo dietro l’atleta. La sua gioia di vivere, l’amore verso lo sport e il rispetto dell’avversario dentro e fuori dal campo di gioco. Il suo dono più grande è stato pertanto quello di riuscire a unire giocatori e pubblico in un abbraccio di fratellanza e onestà che a distanza di trentacinque anni non smette di emozionare. Un inno alla vita il suo, che prosegue anche dopo la sua prematura scomparsa. Pertanto il suo “dono” altro non è che la testimonianza di ciò che era e continua a insegnare alle nuove generazioni.
Quanto è stata importante la parte emozionale nella realizzazione dell’opera?
Come dicevo poco prima, ogni mia opera nasce da un’emozione. Quest’impresa monumentale mi ha permesso di raccontare la storia di un giovane uomo e mi ha aiutato a comprendere meglio i miei limiti e capire come superarli.
La statua è ricca di significati, li può sintetizzare?
I significati è vero sono molteplici. Il cuore rappresenta l’amore verso lo sport e la vita. Il sorriso nella parte figurativa del volto, rappresenta la gioia del giocare a basket. Sulla punta della veste invece, gli uomini stilizzati rappresentano il gioco di squadra elemento fondamentale per vincere nello sport. Perché il singolo può fare la differenza ma è la squadra che gli permette di farla. La scritta presente sul retro della veste è una vela di parole che ondeggia nella fissità del tempo e contiene tutti i suoi valori sportivi e umani.