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ANCORA IN CAMPO: IL BABY PLAY DI MANU GINOBILI

Negli ultimi anni del vecchio millennio  condivideva lo spogliatoio con Manu Ginobili alla Viola. Rino Tomasiello che oggi compie 44 primavere ma è sempre in campo.

 

Qualche tempo fa, ha parlato dei suoi ricordi ginobiliani ai microfoni di Daily Basket.Ecco un estratto.

La prima cosa a cui ho pensato – ci dice Tomasiello – appena ho saputo del ritiro di Manu è stata la presentazione della squadra che vinse quel campionato di A2. Si presentò al roster con un foglietto delle statistiche, si avvicinò a me e mi disse “Come c***o fai a essere un playmaker ed avere soli 25 assist in una stagione?”. Questa frase, detta da un ragazzo di 21 anni alla prima esperienza al di fuori dall’Argentina, mi è rimasta dentro e mi fa pensare molto alla mia carriera. Non ho mai pensato tanto alle statistiche, ma più a giocare per la squadra, mettere i compagni in ritmo; e forse, le parole che mi ha detto hanno influito anche sulla mia storia cestistica”. In una frase, Ginobili ha mostrato già tutto il suo carisma, ed aveva soltanto ventuno anni. E tecnicamente? Basta un piccolo aneddoto che ci fa capire la sensibilità tecnica di Manu, che si aveva a che fare con qualcuno fuori dal normale: “Il sabato mattina a fine allenamento, si faceva una gara di tiro da metà campo. Ai tempi c’erano ancora le lire, ben cinquantamila in palio, e partecipavano quasi sempre le stesse quattro persone, fra cui Manu.

 

 

Il nostro era un roster esperto, pieno di talento, con giocatori del calibro di Santoro e Sydney Johnson, ma almeno l’80% di queste gare è stata vinta da lui. Aveva un senso del canestro a quell’età che era qualcosa di eccezionale, un’esplosività fuori dal comune ed un gran senso del contatto. Aveva una grandissima voglia di allenarsi, non dava mai l’impressione di essere già ‘arrivato’ ma voleva sempre migliorarsi, entrò con grande umiltà in quella squadra che poi vinse il campionato, giocando tanti minuti”. Per Manu, così come per Rino, era la prima esperienza al di fuori di casa, ma lo stesso Tomasiello lo ricorda come perfettamente ad agio: Non mi ha mai dato l’impressione di essere fuori posto. Ai tempi era già fidanzato con quella che divenne sua moglie, che faceva avanti e indietro dall’Argentina, ma riuscì a tamponare la sua assenza. L’essere un sudamericano nel sud Italia lo ha aiutato molto, poi in una città come Reggio Calabria dove abbiamo incontrato gente disponibilissima, tanto è vero che anche io ne conservo un gran bel ricordo nonostante io fossi un giocatore di contorno in una squadra di altissimo livello. Manu era molto legato al gruppo italiano, andavamo spesso a cena fuori tutti insieme, io lui e Grappasonni andavamo a cenare in un ristorante cinese quasi una volta a settimana. Già ai tempi era un ragazzo molto generoso e allo stesso tempo di grande carisma”. Il salto di qualità della carriera di Ginobili arrivò in maglia Virtus Bologna, e Rino Tomasiello ne fa subito un quadro preciso:Mi stupì subito a Bologna; a Reggio non aveva quella continuità che ebbe subito dopo. Un nostro fisioterapista, Giacomo Borsari, ci disse che Danilovic iniziò la preparazione e vide questi ragazzi poco più che ventenni con enorme atletismo e talento, decidendo di ritirarsi nonostante fosse all’apice della sua carriera. Capì che questi ragazzi avrebbero fatto le fortune della Virtus assieme ad Ettore Messina sulla panchina”.

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