REGGIO SOTTO L’INVASIONE DEI BARBARI
Reggio è bella, anzi bellissima. È la città dai mille volti in cui è quasi paradossale il binomio mare-montagna, laddove la regolarità del nucleo centrale sembra scontrarsi con la rete di viuzze strette ed irte abbarbicato nelle parti più alte dell’ inurbamento.
Ma che la sponda orientale dello Stretto sia in perenne contrasto con se stessa, con la sua orografia, con il suo popolo, lo dimostra l’ indole sportiva della città, divisa nelle due “fazioni”: quella degli amanti del gioco tutto schemi e velocità, che trova la sua migliore espressione nella pallacanestro, e quella dei sostenitori del gioco più muscoloso e grintoso, che la storia, chissà poi perché, ha chiamato calcio.
Non va poi dimenticata la ridotta percentuale di coloro che reputano più emozionante ed avvincente la pallavolo femminile, probabilmente attratti dai fisici, alquanto statuari, delle atlete, chiamate a rimbalzare la palla alternativamente da una parte all’ altra della rete.
Insomma lo sport, anziché rappresentare elemento unificativo di una città, espressione di un’ etnia, a Reggio, funge da ulteriore elemento di differenziazione. E non è tutto.
La Reggina, la Viola, quella che fu la Capo Sud, non hanno conquistato la scena nazionale e le prime pagine dei giornali solo con le imprese sportive (rispettivamente promozione storica in Serie A, permanenza ad alti livelli nella massima categoria, finalista nel Campionato nazionale), ma anche per le burlonate o defaiance di qualche loro dirigente. Colpa di qualche incauto giornalista? Anche.
È passato appena un anno dal comportamento “barbaro” di un signore stralunato che aveva promesso la luna (nella fattispecie campioni blasonati come Carton Myers e allenatori esperti e vincenti come Carlo Recalcati) e invece ha prodotto la stessa emozione di una stella cadente, impercettibile e repentina. Furono tanti all’ epoca che ,richiamati come orsi dal miele, saccheggiarono i bagarini, pronti a vivere una stagione fantastica e ricordando le gesta che, furono a suo tempo, di Garret & Co.
E invece? Tutto è svanito come neve al sole compresi i sogni tricolori di un intero popolo reggino.
E cosa dire dell’ ufficializzazione dell’ acquisto del “Codino” (per i non addetti Roberto Baggio) che aveva rapidamente rievocato nella mente di tutti le splendide giocate del mondiale americano? L’ arrivo del talentuoso fantasista aveva fatto credere chiunque, della possibilità di lottare per la prima volta non per la salvezza, bensì per l’ Europa. Ed invece il mancato arrivo di Baggio si è drammaticamente trasformato in una paralisi del mercato estivo con le conseguenze di una stagione fallimentare.
Discorso a parte merita la pseudo conquista dello scudetto della Medinex, successivamente privata della vittoria, dopo che fiumi di champagne avevano addolcito i festeggiamenti. Il flop societario si è tradotto in una spaventosa crisi conclusasi purtroppo con la scomparsa della squadra.
E questo è quanto, in soli pochi anni, ha dovuto sopportare il popolo reggino,ammirevole quando chiamato a rispondere ad importanti eventi sportivi. A giudizio di chi scrive, non è poi cosi difficile risparmiare alla città simili vicissitudini; è sufficiente adottare un attenta politica societaria, affidare la gestione e l’ esercizio dei club a personale competente, puntare maggiormente sui risultati agonistici ancor più che su illusorie propagande.
Per il resto, Reggio, come prima più di prima ti amerò.
Giuseppe Martino