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COACH GEBBIA ANALIZZA IL BASKET DI CALABRIA E NON SOLO

Di Carlo Vetere – Il nuovo Presidente Fip Calabria? Nessuno meglio di La Bozzetta. Il Coach rimane alla corte del network Lumaka.

Coach Gebbia, inizia una nuova stagione che ti vede impegnato su più fronti.

Esattamente, oltre alla direzione tecnica della Trentino Academy e la collaborazione con l’Aquila Trento, continuerò, per il terzo anno, il mio impegno con la Società San Paolo Ostiense di Roma, realtà giovanile di alto livello; per il secondo anno con gli Svincolatini Milazzo e Nuovo Avvenire Spadafora degli amici Maganza e Giambò ed inizierò a collaborare con la PCR di Messina, società di lunga tradizione che proprio quest’anno inizia un nuovo corso.

E poi c’è la LUMAKA

Assolutamente si, la Società di Lucio e Katia oramai è una splendida realtà in cui è possibile sviluppare un progetto di crescita, che poi è la cosa che a me interessa di più, indipendentemente dalla categoria e dal livello dei giocatori che alleno.

Quest’anno guiderò la squadra under 14 e sono sicuro che per me sarà stimolante e gratificante, così come è stato lo scorso anno l’esperienza entusiasmante con il Val Gallico.

Parliamo di Nazionale, deluso dal risultato del Preolimpico che ha precluso agli azzurri la possibilità di giocare a Rio?

Deluso del tutto no, nel senso che il facile ottimismo e qualche altro segnale potevano far presagire che non sarebbe stato così facile; preoccupa piuttosto l’immobilismo post manifestazione: ci si sarebbe aspettato qualche segnale, qualche manifestazione programmatica, anche se, probabilmente si aspetta il rinnovo del Consiglio Federale.

 

A tal proposito, anche nella nostra regione è tempo di cambiamenti, con il Presidente La Bozzetta che dovrebbe lasciare il ruolo ricoperto da tanti anni. Quale è il tuo pensiero?

A dire il vero, non vedo la ragione per cui si parla di un nuovo presidente; La Bozzetta, persona seria ed equilibrata, ha operato bene in questi anni e non vedo, fra i nomi che circolano nell’ambiente, nessuno che possa fare meglio di lui, anzi, c’è il rischio che si possa fare peggio!

 

Ma allora sei contrario al cambiamento?

Assolutamente si, se per cambiamento intendiamo cambiare le persone ma lasciare che tutto resti come prima!

Se invece parliamo di cambiare le logiche che per anni hanno ulteriormente impoverito la nostra regione, allora non solo sono favorevole al cambiamento, ma promuoverei un vero e proprio stravolgimento del sistema, l’unica soluzione per uscire da una situazione che definirei drammatica.

Bisognerebbe guardare alla vicina Sicilia, regione più importante per numeri di tesserati e di società, per attività di base e di vertice, sia in campo maschile che femminile, ma che, come la Calabria, non è riuscita ad esprimere le proprie potenzialità ed avere un ruolo adeguato alle proprie risorse. Ebbene, in Sicilia, un gruppo di nuovi dirigenti ha avviato un percorso di reale rinnovamento, in maniera chiara e trasparente, di cui l’elemento più rivoluzionario è la rinuncia alla delega, chiedendo alle società di andare a votare ed assumersi la responsabilità della propria decisione.

Se ci pensiamo, il meccanismo della delega è un vero e proprio cancro dentro il sistema: tu mi dai la delega e nello stesso momento io mi impegno nei tuoi confronti sapendo che prima o poi tornerai a chiedermi di restituire il favore.

Il rinunciare alla famigerata delega, di conseguenza, elimina l’altro grosso problema che affligge il sistema: il promettere, in periodo elettorale, poltrone e prendere impegni, secondo la logica più becera del manuale Cencelli.

In Sicilia non hanno preso impegni o promesso incarichi, ma hanno chiesto alle società soltanto di condividere un programma, già da mesi divulgato, assumendosene la responsabilità in prima persona.

Senza trascurare il fatto che i vari incarichi, che poi saranno la parte operativa del comitato sul territorio, dovrebbero innanzitutto seguire la logica del merito; bisognerebbe che vengano prioritariamente coinvolte quelle persone che abbiano competenza, affidabilità, serietà e che contribuiscano con creatività allo sviluppo del movimento, soprattutto di quello di base. Se invece si segue il criterio della distribuzione geopolitica o, peggio ancora, della promessa elettorale, allora le possibilità di crescita si riducono drasticamente.

 

Ed invece in Calabria?

La percezione è che tutto si risolva nell’individuare i nomi, nel pensare a come controllare il movimento, se ne fa una questione di potere, non di interesse reale verso la crescita del movimento; ovviamente nessuno presenta o propone, non dico un vero e proprio programma, ma almeno una semplice idea di come intende operare. Ovviamente, tutto si risolve nella raccolta delle deleghe per presentarsi con un maggiore peso politico!

Ed immagino si vada verso la candidatura unica, il che indebolisce ulteriormente il movimento; mentre sarebbe stimolante se ci fossero più candidati e se le società potessero responsabilmente scegliere.

In Calabria ci sono certamente persone che in ruoli diversi, rappresentano delle eccellenze, riconosciute in ambito nazionale; bisognerebbe chiedersi come mai non vengono mai coinvolte.

 

Per cui, in definitiva, se tutto deve restare come prima, allora meglio non cambiare?

Esattamente, senza dimenticare che in definitiva sono le Società che decidono il proprio destino, il comitato non si elegge da solo; sono sempre le Società che, in un modo o nell’altro, esprimono la propria volontà. E’ questo il momento in cui le Società devono far sentire la propria voce, devono avanzare le proprie istanze, devono contribuire ad orientare la politica del comitato; restare indifferenti e regalare la delega (sperando poi in qualche attenzione particolare che tuteli solo il proprio interesse) è pur sempre una scelta: l’importante non ci si lamenti dopo, quando il sistema non sarà in grado di rispondere ai loro bisogni.

 

Sembri escludere un tuo coinvolgimento.

In effetti è così, a meno che non cambi il modello politico-operativo, quindi…….

Ricordo che quattro anni fa, alla vigilia delle precedenti elezioni, partecipai in maniera sostanziale alla stesura del programma elettorale portato avanti da La Bozzetta e dal suo gruppo; programma puntualmente disatteso, ragion per cui mi allontanai subito. Chiarisco pure che non avevo chiesto, anzi avevo rifiutato, qualsiasi incarico, proprio per dare un segnale di come si potesse comunque contribuire senza aver bisogno di una poltrona sulla quale sedersi.

Viceversa un utopistico cambiamento, se si ritenesse opportuno, potrebbe indurmi a dare il mio contributo.

 

Parliamo dei due giocatori che hai allenato lo scorso anno e che sono andati via, Matteo Laganà e Christopher Egwoh.

Diciamo che è stata una scelta obbligata, a Reggio non c’erano più le condizioni favorevoli perché potessero continuare il percorso di crescita; mi riferisco soprattutto alla mancanza di campionati adeguati al loro livello, né senior ma, purtroppo, nemmeno giovanili. Se pensi che quest’anno non si farà nemmeno il campionato under 18 d’eccellenza, tenerli ancora qua sarebbe stato troppo penalizzante.

Questo è uno dei temi di cui il comitato regionale si dovrebbe occupare e porsi come obiettivo la crescita del movimento giovanile.

 

E comunque vero che il problema impianti è realmente penalizzante per le società che vogliono fare attività.

Non c’è dubbio e su questo tema bisogna dare atto al comitato regionale di impegnarsi anche con toni forti per risolvere una situazione veramente drammatica.

Senza però dimenticare che anche con le palestre dello Scatolone e di Archi agibili gli spazi non sarebbero sufficienti per mantenere o addirittura incrementare l’attività, considerando pure che le strutture che si stanno completando o quelle che saranno rese agibili e quindi fruibili dalle società potranno riservare alla pallacanestro uno spazio ridotto.

Mi viene allora da pensare a come ripristinare i campi all’aperto abbandonati o, meglio ancora, realizzarne degli altri, in varie zone della città; mi chiedo perché non sfruttare uno dei tesori della nostra città, che è il clima? Che permette di fare attività all’aperto per molti mesi? I bambini ed i giovani che giocano al calcio, non si allenano forse all’aperto? Non per questo le scuole calcio mi sembra abbiano problemi di iscritti.

Su questo vedrei l’impegno del comitato a promuovere, attraverso incentivi ed agevolazioni fiscali (tasse iscrizioni, tasse gare, etc.) l’attività all’aperto, sfruttando una peculiarità che è solo di alcune regioni del sud.

 

In conclusione, quali obiettivi per la prossima stagione?

Nessuno se non quello di insegnare pallacanestro, creando e divertendomi, come sempre!

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