KENTO COME MARC GASOL: IN MARE SULLA OCEAN VIKING PER SALVARE VITE
Tutti voi conoscente il cantante, rapper e scrittore Kento.
Il popolo di Rac lo conosce per il primo inno del nostro portale insieme ai Kalafro(qui il link)
Per la canzone del nostro ventennale dedicata a Manu Ginobili. (Qui il link)
I tifosi neroarancio per l’inno della Pallacanestro Viola, i tifosi della Reggio Bic, per l’inno del club(qui il link).
Kento è a bordo della Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranee: è a bordo per raccontare una missione, una missione di ricerca e soccorso dei naufraghi nel Mediterraneo centrale.
In particolare la nave ha soccorso 48 persone, ragazzi, tanti minori, che erano da giorni alla deriva su di un piccolo mezzo, inadatto alla navigazione.
“I ragazzi salvati dalla Ocean Viking sono 48, e dico ragazzi perché sono quasi tutti minori non accompagnati. Ci hanno raccontato di essere passati dall’inferno della Libia, parecchi ci hanno detto di aver trascorso anni prima di riuscire a partire – il che significa che sono arrivati in Libia quando erano bambini – si legge sull’agenzia Dire- qualcuno ci ha raccontato di essere stato prigioniero nelle condizioni che potete immaginare”. Questa la testimonianza, condivisa in un video dall’organizzazione Sos Mediterranée, del rapper e scrittore Kento (Francesco Carlo all’anagrafe), che si trova a bordo della missione della nave di ricerca e soccorso Ocean Viking.
Kento continua: “Il salvataggio è andato abbastanza liscio finché non si è palesata la guardia costiera libica, con la famigerata motovedetta 660, mezzo dato dall’Italia nell’ambito degli accordi bilaterali con la Libia, lo stesso che qualche anno fa ha sparato e ferito un pescatore siciliano”.
Lo scrittore denuncia che la motovedetta libica avrebbe “manovrato in maniera pericolosa e irresponsabile, mettendo a repentaglio sia l’operazione che la sicurezza dei ragazzi, spaventandoli, ma per fortuna il personale della Ocean Viking è riuscito a portare a termine le operazioni di salvataggio. A quel punto- dichiara- ci è stato assegnato come porto sicuro Ravenna, a più di 1.500 chilometri e quattro giorni di navigazione dal punto in cui era avvenuto il salvataggio”.
L’imbarcazione ha tratto in salvo 48 persone migranti, tra cui 44 minorenni, che all’alba di oggi sono scese a terra al porto di Brindisi.
Una performance alla Marc Gasol: l’ex Cestista Iberico, asso della Nba e campione con i Toronto,infatti,ha deciso nel 2018 di spendere parte delle sue vacanze sul ponte della nave di Proactiva Open Arms; ONG spagnola impegnata nel salvare la vita alle migliaia di disperati che partono dalle coste africane e libiche verso l’Europa. Non il primo gesto di umanità e di altruismo da parte di Gasol, che assieme al fratello Pau da anni finanzia la Gasol Foundation, associazione benefica che raccoglie milioni di euro per progetti non solo legati al basket per provare a dare un futuro ai bambini poveri in Spagna e in tante altre parti del mondo.
Ecco il suo post
Ci ho messo la faccia, nel momento in cui ho preso una posizione netta, e deciso di salire sulla Ocean Viking. Ci ho messo il culo, nel momento in cui l’ho poggiato sul gommone d’intercetto che vola sull’acqua a raccogliere i naufraghi. Ci ho messo le mani, tendendole verso chi aveva bisogno. E confermo tutto, e lo rifarei altre mille volte. Loro sono 48, quasi tutti ragazzi minorenni, raccolti da su un barchino semidistrutto alla deriva nel Mediterraneo Centrale. Aver collaborato in prima persona al loro salvataggio è stata un’emozione quasi insostenibile e, allo stesso tempo, un privilegio che sarà impossibile da dimenticare. Naturalmente il merito non è mio, ma degli uomini e donne di @sosmediterranee, che lottano contro una politica ignobile e cattiva molto più che contro il mare e le tempeste. Adesso siamo felici, e ho già scoperto che c’è più di uno tra i ragazzi salvati che ama il rap, quindi preparatevi perché, da stasera, si inizia a fare musica. Per raccontarvela tutta, e tralasciando per il momento gli affettuosi saluti che ci è venuta a portare la guardia costiera libica con la sua dotazione di imbarcazioni e armi ITALIANE, vi devo purtroppo informare che il viaggio è ancora lungi dal concludersi. Sfruttando l’ignobile e vergognosa norma nota come “decreto Piantedosi”, le autorità ITALIANE ci hanno infatti assegnato come porto sicuro di approdo quello di RAVENNA, il che significa risalire tutto il canale di Sicilia, poi tutto lo Jonio e poi l’Adriatico, prima di poter toccare terra. La nave sprecherà ettolitri di carburante, migliaia di euro e giorni e giorni di navigazione, prima di poter tornare finalmente quaggiù, a salvare gente da una morte orribile. A @sosmediterraneeitalia non posso che dire “grazie” per avermi coinvolto in questa avventura, che non finisce qui. Ai politici e ai potenti d’Europa che avrebbero voluto questi 48 ragazzini morti in fondo al blu… a loro posso solo dire che non basterebbe tutta l’acqua del Mediterraneo per lavare il sangue che hanno sulla coscienza. A voialtri amici, dico che ci aggiorniamo verso la fine della settimana da Ravenna, perché ho ancora un’infinità di cose da raccontarvi.
(Img: Morgane Lescot/SOS Med)