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PASQUALE FAVANO

Già giocatore dell’Aics, divenuta successivamente Cestistica Piero Viola, anima, da sempre e per sempre del ritrovato impianto di Via Pio XI, il Pianeta Viola

Volto storico e trainante di tutta la storia neroarancio.Dal gruppo elettrogeno contro la Granarolo, alla saldatrice per sistemare il canestro distrutto dalla schiacciata di Manu Ginobili alle Final di Coppa Italia nel 2000:un mito.

 

PASQUALE FAVANO RACCONTA GIANFRANCO BENVENUTI

Con Gianfranco Benvenuti c’è sempre stato un rapporto di rispetto, io ero sempre a disposizione e lui mi voleva bene. Quando eravamo in serie B io ero l’accompagnatore e andavo in trasferta con lui e con tutta la squadra. Mi ricordo che quando si vinceva fuori casa, la prima cosa che faceva a fine partita veniva da me e mi diceva: “Pasquale, guarda come sei vestito e ricordati, alla prossima trasferta devi essere vestito esattamente con le stesse cose!” perché era scaramantico all’inverosimile. Un’altra cosa che faceva era di mandarmi sempre a casa di Campanaro a vedere cosa combinasse e mi ricordo che in camera lui aveva delle freccette che tirava contro il muro per esercitarsi a fare centro.

Sempre in relazione a Campanaro, ricordo un altro episodio che non dimenticherò mai: tornavamo da Perugia dove avevamo vinto e sul pullman mi chiamò alla sua maniera livornese: “Pasquà, vieni qua!” e mi disse “Vai dov’è seduto Campanaro e siediti accanto a lui!”. Questo perché Campanaro, che si sedeva sempre nell’ultima fila, dopo una vittoria aveva l’abitudine di comprare una bottiglia per festeggiare durante il viaggio; il Coach, per evitare di farlo tornare a Reggio ubriaco, mi faceva mettere accanto a lui e quando beveva lui dovevo bere pure io. Ricordo anche che una volta Hughes gli fece uno scherzo, nascose le sue chiavi della macchina dentro il borsone di Lillo Barreca e non riusciva a trovarle da nessuna parte perché nel frattempo Lillo era tornato a casa; così abbiamo dovuto chiamarlo per fargli portare indietro le chiavi. Si facevano un sacco di scherzi ma lui era una persona che ci sapeva stare.

Benvenuti mi chiamava “l’uomo del tuttofare”, quando aveva bisogno di qualcosa chiamava me ed io risolvevo i problemi insieme a Ninetto Praticò che era un altro collaboratore. Era veramente una persona eccezionale, ci siamo trovati davvero bene con lui.

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