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BLOCCHI SI, O BLOCCHI NO?

Ecco l’intervista al Coach Gaetano Gebbia

Da Basketcoach.net

Si è parlato tanto, in passato, su quale fosse il momento più opportuno per introdurre i blocchi nella programmazione tecnica di un settore giovanile; il problema è ormai da tempo superato, considerando che la maggior parte delle squadre under 15 (e molte anche di categoria inferiore) fanno un uso consistente di blocchi di vario tipo.
Personalmente, pur rispettando le scelte degli altri allenatori, sono arrivato al convincimento che i blocchi non dovrebbero essere usati fino alla categoria under 18 compresa!
Le motivazioni di tale affermazione non risiedono in una presa di posizione ideologica che vuole demonizzare i blocchi e mettere all’indice gli allenatori che ne fanno un uso smodato nelle categorie giovanili; non risiedono nemmeno in un’idea di programmazione in base alla quale occorrerebbe dare priorità agli elementi base del gioco e spostare più avanti l’attenzione verso le forme di collaborazioni più complesse, quali appunto sono i blocchi. La motivazione consiste piuttosto in una chiara e semplice strategia metodologica, in base alla quale l’apprendimento ed il miglioramento delle abilità tecniche si raggiungono con esecuzioni del compito di crescente difficoltà, mentre esecuzioni in condizioni facilitate non risultano sufficientemente stimolanti per produrre i necessari miglioramenti. I blocchi difatti rappresentano una forma di collaborazione fra due o più giocatori che hanno l’obiettivo di facilitare il compito (di battere l’avversario quando si ha la palla o di smarcarsi per riceverla) e di conseguenza sono poco funzionali agli obiettivi formativi che occorrerebbe preporsi. Ad esempio, se si vuole migliorare l’abilità del passaggio della guardia che deve passare all’ala, è evidente che se quest’ultima sfrutta un blocco acquisirà un maggior tempo ed un maggior spazio per ricevere e, conseguentemente, il passatore non dovrà essere necessariamente preciso e tempestivo nell’eseguire il passaggio. Viceversa, se il giocatore in ala dovrà smarcarsi utilizzando soltanto il proprio corpo ed il proprio movimento, il passatore in posizione di guardia dovrà essere molto più accurato o dovrà comunque acquisire una maggior qualità nell’esecuzione e nell’applicazione del fondamentale del passaggio.
Allo stesso modo è certamente più facile passare la palla a chi sfrutta un blocco cieco rispetto a chi esegue un semplice back door.
Il giocatore che riceve la palla smarcandosi da solo avrà certamente minor spazio e minor tempo per eseguire un tiro rispetto a quello che utilizza un blocco e di conseguenza dovrà sviluppare una maggiore qualità tecnica (nell’arresto, nella presa della palla, nell’uso delle finte) oltre ad una maggiore velocità d’esecuzione.
Stesso discorso vale per il giocatore che vuole giocare 1 c 1 con palla: molto più difficile battere l’uomo usando le finte ed i movimenti del palleggio, rispetto a quello che invece può utilizzare un blocco che fermi o rallenti il difensore.
Abbiamo portato l’esempio di come l’uso/non uso dei blocchi incide sul miglioramento dei tre fondamentali di base (tiro, passaggio, palleggio); è scontata la ricaduta sul gioco senza la palla (smarcamento) che mette il giocatore in condizione di riceverla.
Naturalmente sono ipotizzabili gli argomenti che potrebbero essere addotti per confutare la tesi appena esposta:
Se non si insegnano i blocchi in attacco come ci si difende visto che le altre squadre sicuramente li fanno?
Non è assolutamente detto che non si possa o non si debba insegnare la difesa dai blocchi, che quindi vanno spiegati ed eseguiti; ma questo non vuol dire che poi vadano necessariamente inseriti nel sistema d’attacco. A parte il fatto che una buona difesa individuale sia su avversario con palla che su avversario senza palla già crea i presupposti per difendere anche sui blocchi (soprattutto se si tiene conto della qualità tecnica dei blocchi nelle prime fasce giovanili).
Ma perché bisogna scegliere di competere con le altre squadre in condizioni di inferiorità non utilizzando i blocchi di cui gli altri fanno un uso costante?
Perché sebbene il risultato “dell’oggi” sia molto importante e la ricerca della vittoria debba far parte del processo di crescita di una squadra, resta prioritario il risultato “del domani” che si raggiungerà con giocatori più preparati individualmente, in grado di risolvere le partite, come spesso accade, nelle situazioni di 1 c 1 nelle quali occorre un bagaglio tecnico adeguato.
Se bisogna preparare i giovani ad essere inseriti nelle squadre senior, dove i blocchi ovviamente si usano, come si fa a non insegnarli? Sarebbe come non prepararli adeguatamente e mettere in difficoltà sia loro che gli allenatori delle squadre senior che li dovranno inserire.
E’ corretto se si parte dal presupposto che in ogni fase si debbano anticipare apprendimenti che sono relativi ad abilità che troveranno applicazione in quella successiva (prima si inizia meglio è!); non lo è se si considera che ogni fase fa storia a sé ed in essa si sviluppano gli apprendimenti che sono funzionali a quel periodo di formazione, senza necessariamente preoccuparsi di quello che avverrà dopo.
In ogni caso però occorrerà molto tempo affinché l’uso dei blocchi venga appreso.
Non è detto, anzi, i giocatori che saranno in possesso di abilità di base consolidate, non avranno bisogno di lunghi periodi ed i blocchi potranno essere appresi abbastanza rapidamente. Viceversa coloro i quali non sono in possesso di adeguato bagaglio tecnico sui fondamentali, avranno maggiori difficoltà nell’apprendere prima e nell’utilizzare dopo i blocchi.
Così come viene posta la questione, sembra che chi debba passare la palla al giocatore che sfrutta un blocco non debba essere preciso, mentre sappiamo che non solo deve esserlo ma deve anche saperla passare in situazioni diverse (compagno che ricciola, che si allontana, etc.).
Corretta osservazione, se parliamo di situazioni evolute, anche dal punto di vista difensivo; ma se ci riferiamo a quelle categorie in cui l’attacco ha facilità a prendere vantaggio sulla difesa, allora è chiaro che la qualità del passaggio può anche non essere eccellente.
E’ ovvio che l’uso dei blocchi deve far parte del bagaglio tecnico di ogni giocatore, che deve saperli portare, deve saperli sfruttare e deve saper passare la palla in tutte le situazioni di blocco leggendo il comportamento dei compagni che a sua volta è determinato dal comportamento della difesa; ma sarà tutto più facile se alla base ci sono dei fondamentali talmente raffinati che l’uso del blocco sarà un reale valore aggiunto ed apprenderlo non comporterà particolari problemi.
In realtà invece, quando si utilizzano i blocchi nelle categorie giovanili, non si pensa al domani ma, essenzialmente, al risultato immediato ed al modo più facile per conseguirlo; si preferisce la scorciatoia alla strada più impegnativa e faticosa dell’insegnamento paziente, della cura del particolare, della ripetizione del movimento.
Controllo della palla e del corpo, uso dei piedi in spazi brevi, cambi di velocità e di direzione, uso delle finte, uso del corpo ed i tre fondamentali di base (tiro, passaggio, palleggio), sono gli elementi che devono essere sviluppati nei giovani giocatori attraverso proposte stimolanti ed allenanti che, affinché siano tali, non devono prevedere né blocchi fra giocatori senza palla né blocchi sulla palla.
Infine, il riferimento dato della categoria Under 18 non deve essere inteso in maniera categorica ma vuole rappresentare un livello medio di abilità acquisite da giocatori che hanno seguito un iter giovanile fin dalle prime categorie; non è certo la fascia d’età né la categoria che può essere indicativa sul quando inserire i blocchi ma il livello di abilità acquisite, per cui, nel caso queste fossero padroneggiate ancora prima, non ci sarebbero controindicazioni per l’inserimento dei blocchi in tutte le forme.
Con buona pace degli amanti del pick and roll, dello stagger, dello screen the screener, dell’elevator screen e dei blocchi a gogò!

Coach Gaetano Gebbia

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