NEL RICORDO DI PINO CAMPOLO,PARLA IL CAPITANO FABIO LATELLA
Il 9 di marzo si avvicina.
Al Palalumaka, ritorna in campo l’Azzurrina: si chiamava Pallacanestro Reggio ma per tutti, il nome era Azzurrina.Festeggiava allo Gnam Gnam, all’Onda Marina o da Parisi.
Una favola sportiva bellissima.
Lui,era il Capitano di quella splendida realtà cestistica:Fabio Latella.
Giorno 9 ricorderemo il Presidente di quella società, Pino Campolo.
Innanzitutto, ci puoi raccontare, chi era Pino Campolo e quanto è stata importante per te l’Azzurrina e per il basket reggino?
“Fabiuccio amore mio” era la frase con cui esordiva Pino ogni volta che mi incontrava , e ne aveva una per molti dei suoi ragazzi dell’Azzurrina. Pino era così, genuino diretto e straordinariamente capace di esprimere i suoi sentimenti. Ci ha fatto sentire sempre importanti, unici e ci trasmetteva l’idea che anche la peggiore versione di noi stessi (come giocatori e come uomini) non lo avrebbe comunque mai deluso. Credo che l’Azzurrina non fosse altro che il riflesso di Pino, una squadra con molta fiducia nei suoi uomini e allo stesso tempo capace di esprimere valori sia dentro che fuori dal rettangolo di gioco.
Quanto ti manca la pallacanestro giocata? Che ne pensi del movimento di oggi?
La pallacanestro giocata mi manca relativamente, sono stato costretto a sostituirla con altro, per me è stata una vera droga che ha caratterizzato una lunga parte della mia vita. Un percorso che rifarei perché mi ha donato molto più di quanto io sia capace di descrivere. Purtroppo dagli anni 2000 in poi tutto il movimento Basket ha subito in negativo le conseguenze di scelte spesso scellerate che non sono riuscite a rendere la pallacanestro uno sport attraente come avrebbe meritato. Per fortuna sembra che la fase involutiva sia finita e negli ultimi anni sto assistendo ad una decisa ripresa favorita senza dubbio dall’esplosione di alcuni giovani italiani.
Il momento più bello e la partita che porterai sempre con te delle stagioni con l’Azzurrina.
Le partite più belle sicuramente i play-off promozione negli anni 96/97 con i palazzetti gremiti in ogni ordine di posto e il grande rammarico di aver dovuto rinunciare per infortunio ad Alberto Russo (nostro leader carismatico, e non solo) per due anni consecutivi proprio nella fase finale. Al completo non ci sentivamo secondi a nessuno.
Accanto al ricordo di Pino, non posso non chiederti un ricordo di Coach Mario Crisafi. Cosa porti con te delle gesta dell’allenatore reggino?
Mario era una persona speciale, è stato il vero collante tra società e giocatori, era costantemente impegnato a costruire quello che lui amava chiamare “il telaio”. La sua ricerca più che di giocatori forti tecnicamente era di uomini con caratteristiche tali da potersi inserire in un ambiente come l’Azzurrina.
Ci è sempre stato tramandato che, la forza dell’Azzurrina sia sempre stata la forza dei dirigenti, il collettivo ed i tantissimi reggini presenti, cosa ne pensi?
I dirigenti sono senza dubbio stati il punto di forza dell’Azzurrina, Pino Mario e Natale Canale hanno il grande merito di avere creato un gruppo che è rimasto impresso nella memoria dei molti appassionati di basket di quel periodo. La presenza di molti reggini in squadra era dovuta al fatto che i nostri dirigenti più che dal talento si facevano conquistare dal carattere, per questo motivo li ringrazierò sempre per avermi regalato i migliori amici che avrei potuto desiderare.