Facciamoci neri
la settimana scorsa hanno insultato una giocatrice italiana di colore, Abiola Wabara nata a Parma da genitori nigeriani.
Il bene è vulnerabile e non ha altre difese che l’indignazione. Ma l’indignazione è una molla e le molle, a furia di scattare a vuoto, alla lunga non scattano più. Nella società dell’immagine occorre rinforzarle con un gesto plastico che parli un linguaggio comprensibile a tutti, persino ai razzisti. Il razzismo penetra nei popoli più di ogni altra forma di discriminazione perché è anzitutto un fenomeno visivo: non si rivolge al cervello, ma agli occhi. La sua è una forza artistica, teorizzò Hitler per fomentarlo. Dobbiamo attingervi anche noi, allora, per stroncarlo. Così devono aver pensato i giganti (in tutti i sensi) del basket, quando hanno deciso di scendere sul parquet come se fosse un palcoscenico, con loro nella parte di Otello. Tutti neri, compresi i biondi, i calvi e le riserve. Speriamo aderiscano anche gli spettatori. E pure il premier: gli basterebbe schiarire leggermente il fondotinta. Unica avvertenza, non recarsi alla partita a bordo di un barcone. C’è sempre il rischio di incontrare Speroni o Castelli, che in questo periodo hanno il grilletto facile.
di Massimiliano Gramellini
Fonte:LASTAMPA.IT